giovedì 11 ottobre 2007

E’ ANCORA 29 SETTEMBRE: STIAMO…SEDUTI IN QUEL CAFFE’

E’ stato un anno buono per la musica internazionale, quel 1967 che ha celebrato i suoi miti come i Beatles, i Rolling Stones, Aretha Franklyn, i Doors, i Bee Gees e i Procol Harum.

Non sembrano passati quasi quarant’anni da quei giorni musicalmente frenetici, visto che ancora oggi i motivi lanciati da questi artisti sono conosciuti e apprezzati anche dalle generazioni di oggi.

In questa frenesia di suoni l’Italia si presenta nel panorama musicale in maniera discontinua e con esecutori vari. Da Johnny Dorelli a Orietta Berti, da Gianni Morandi a Little Tony e dai Giganti ai Rokes.

Tra una miriade di complessi beat, l’Equipe 84, ci proponeva cover di canzoni Inglesi o Americane, visto che in Italia non erano tanti gli autori preparati a comporre canzoni al passo coi tempi.

Un giovane autore sembra andare controcorrente nel panorama musicale italiano componendo per altri alcuni motivi come “Dolce Di giorno” per i Dik Dik, “Per Una Lira” per i Ribelli e “Uno In Più” per Riki Maiocchi già all’epoca considerate delle perle di originalità compositiva e interpretativa, che rompeva gli schemi melodici della tradizione musicale italiana, era Lucio Battisti; la sua “29 Settembre” si fa notare subito per l’originalità fin nel titolo. Pubblicata nella primavera del 1967, presentata da Arbore e Boncompagni a “Bandiera Gialla” e subito entrata nella Hit Parade, tiene addirittura il 1° posto dal 20 Maggio al 3 Giugno 1967, per cedere lo scettro di canzone regina a Fausto Leali con “A Chi”

L’elaborazione e l’arrangiamento di Maurizio Vandelli hanno dato a “29 Settembre” una luce e una personalità molto incisive, anche se oggi ascoltandola in cd, la possiamo considerare un pò confusionaria e senza profondità; però quando la si ascoltava alla radio sulle Onde Medie, o peggio ancora nei Mangiadischi l’emozione che trasmetteva all’ascoltatore era immensa.

L’incipt “Seduto in quel caffè…” disponeva già l’ascoltatore adolescente a vivere un sogno perché sedersi al tavolo di un caffè e consumare qualcosa non era da tutti, specialmente per i giovani squattrinati degli anni ‘60.

Il sogno continua fino alla fine anche se manca nel testo una frase standard “A casa mia o a casa tua?”; è strano come la rigida censura radiotelevisiva non si sia accanita contro questa canzone alquanto audace anche se sì sono stati di notte in una casa, ma non è chiaro cosa i nostri protagonisti hanno fatto. Bastava questo dubbio, e spesso anche molto meno, per far sì che questa canzone non venisse più trasmessa.

A proposito di sogni. E se la canzone fosse un sogno? E’ strano che il nostro protagonista ricordi soltanto una cosa: che la sua lei non era accanto a lui e il sole ha cancellato tutto (il sogno?). Possibile che una simile esperienza vissuta non abbia lasciato altre tracce? Il tradimento è un tema ricorrente nelle future canzoni di Mogol-Battisti però sviluppato in maniera più esplicita e profonda.

Guardavo il mondo che girava intorno a me”, l’autore ci dice senza ombra di dubbio che il nostro amico, trovandosi appunto in un bar, ha bevuto una certa quantità di superlcoolici (non voglio pensare che abbia fumato un po’ di erba con effetti analoghi) e ha vissuto questa esperienza nella sua fantasia perchè anche “tutta la città correva intorno a noi”.

Considerazioni a parte “29 Settembre” è stata un pietra miliare nella storia della canzone Italiana, un seme che ha fatto germogliare altre canzoni e altri artisti,che hanno decretato il successo: Jannacci, De Andrè, De Gregori, Guccini a tanti altri.

Ma a prescindere dal dilemma “sogno o non sogno”, con questa canzone l’Italia canora, e un’intera generazione, hanno perso l’innocenza.